▪ L’etoile a pleurè rose di Rimbaud
Il nero prende il posto dei colori: del bianco, del rosa, del vermiglio.
Il verso, dall’omaggio alla nascita di Venere dalla schiuma del mare, cioè dalla nascita divina dell’Amore – che ha inizio tra bianco, rosa e vermiglio – si sposta al nero del sangue rappreso dell’Uomo, inteso come Umanità intera, ferita e morente.
L’amore – ci dice Rimbaud – è un’illusione atroce e mortale.
E’ possibile, anche, rintracciare in questi versi l’accusa intima e sotterranea di Rimbaud alla signora Rimbaud, sua madre: donna bigotta e gelida, rappresentazione feroce – nella poetica del figlio – di u- nella poetica del figlio – di un femminile tentacolare, intrusivo, mortifero.
La stella è pianto rosa (Rimbaud)
La stella è pianto rosa nel cuore delle tue orecchie,
l’infinito rotola bianco dalla tua nuca alle reni;
il mare ha imperlato di rosso i tuoi seni vermigli
e l’Uomo ha sanguinato nero al tuo sovrano fianco
▪ Harmonie du soir di Baudelaire
Dai Fiori del male: “In questo libro atroce io ho messo tutto il mio cuore, tutta la mia tenerezza, tutta la mia religione travestita, tutto il mio odio”.
Il giorno finisce come un rituale in cui spiritualità e sensualità si intrecciano: il profumo estenuato dei fiori si disperde nell’aria come incenso; il cielo è bello e triste come uno scrigno di reliquie; la languida vertigine del valzer e la melodia struggente del violino si affievoliscono e si spengono: il giorno cede all’armonia mesta della sera….
Armonia della sera (Baudelaire)
Già si avvicina l’ora in cui trepido ogni fiore
Come un vaso d’incenso svapora sullo stelo;
Nell’aria della sera profumi e suoni danzano;
Valzer malinconico e languida vertigine!
Ogni fiore svapora sullo stelo;
Come un cuore afflitto il violino freme;
Valzer malinconico e languida vertigine!
Il cielo è triste e bello come un’urna d’oro.
Come un cuore afflitto il violino freme,
Un cuore mite che odia il nulla immenso e nero!
Il cielo è bello e triste come un’urna d’oro;
nel suo sangue rappreso il sole immoto muore.
Un cuore mite, che odia il nulla immenso e nero,
del passato luminoso recupera ogni bagliore;
nel suo sangue rappreso il sole immoto muore….
il tuo ricordo in me brilla come un ostensorio.