Alcune riflessioni sul senso di anticipazione nei bambini normali e nel lavoro psicoanalitico. Interprete: Silvia Nerolini.
Sabato 10 giugno abbiamo avuto il piacere di ospitare Anne Alvarez per un seminario dal titolo ‘Il futuro anteriore. Alcune riflessioni sul senso di anticipazione nei bambini normali e nel lavoro psicoanalitico’. E’ stato un incontro interessante per la capacità della dr Alvarez di coinvolgere nella sua passione gli allievi e gli psicoterapeuti del nostro Centro, che già la conoscevano per altri incontri avvenuti negli scorsi anni.
In questa giornata ci ha presentato il suo lavoro teorico e clinico sui bambini gravemente deprivati, poiché questa ricerca getta luce nuova anche sulle dinamiche evolutive dei bambini normali. Nella terapia dei bambini deprivati il senso di anticipazione (che può corrispondere ad una fiducia in sé e nel futuro possibile) può essere confuso con la fantasia di realizzazione di desideri gravemente frustrati nella realtà. Se non si riconosce nella clinica questo movimento, si rischia di aggravare il trauma inducendo uno stato di disperazione difficilmente affrontabile dal bambino, la tecnica interpretativa dovrebbe trasformare il ‘se’ (ipotetico) in ‘quando’ (anticipatorio) per sostenere le risorse rivolte alla realizzazione.
Anne Alvarez è psicoterapeuta infantile impegnata da oltre 30 anni nello studio, nella ricerca e nella terapia
dell’autismo. Ha operato presso la Tavistock Clinic di Londra nel gruppo impegnato a rivedere e specificare le categorie diagnostiche sull’autismo allo scopo di strutturare terapie più adatte ai diversi gruppi di bambini affetti da autismo. A questo fa riferimento il suo ultimo libro ‘Un cuore che pensa’ che illustra con dovizia di casi esemplificativi e riferimenti letterari tre aspetti diversi della terapia dei bambini autistici, che possono divenire tre diverse terapie rivolte a gruppi diversi di patologie autistiche.
Questo libro segue ‘Il compagno vivo’ profonda disamina del mondo interno del paziente autistico, attraverso la descrizione puntuale del caso del suo paziente Robbie, la cui progressiva e difficile uscita dallo stato autistico ha insegnato a lei e a tutti noi, attraverso il suo testo, la estrema desolazione e disperazione senza voce che abita il mondo interno di una persona affetta da autismo.
Così lei preferisce definire il paziente (anziché autistico), per richiamare l’attenzione su come questa sintomatologia possa innescarsi su diverse personalità. Tratta di questa tematica il libro scritto in collaborazione con Sue Reid, che stiamo traducendo, in cui oltre ad una attenta descrizione dei gruppi e sottogruppi di tipologie di pazienti, una nutrita serie di casi clinici ci illustra la complessità della terapia con le sue continue scoperte.
I video integrali della giornata di studio, il testo originale e la traduzione sono presenti nell’area riservata