L’uso della maschera, adoperata in senso rituale, è antica quanto la storia dell’uomo e ubiquitaria in culture lontane nel tempo e nello spazio. Questo dato fa riflettere sul fatto che esprima un comune denominatore di ordine espressivo, inerente la natura stessa dell’uomo. Da questo spazio d’uso proprio del sacro, il suo utilizzo si è esteso a quello teatrale prima ed a quello folkloristico poi, di fatto portando in sé la medesima matrice funzionale.
In senso simbolico la maschera rappresenta la nostra personalità mondana: la necessità di averne una per poter essere riconosciuti come portatori di una voce intelligibile (ricordiamo che in teatro venivano utilizzate per amplificare la voce degli attori) e contemporaneamente l’importanza di non identificarsi con essa.
Il rapporto con la maschera è complesso e segna i passaggi di maturità da una fase della vita alla successiva. Quando siamo bambini sono i nostri genitori a darci un’ immagine da portare nel mondo in cui si radichi la sensazione di essere noi; da ragazzi ne creiamo una attraverso la sintesi di oggetti di identificazione propri della cultura di appartenenza; da adulti saranno i ruoli ad offrine disegno e struttura. Per alcuni esseri umani, tuttavia, questo non può bastare e sorge la domanda circa la natura, l’origine e la sostanza della forma che offriamo all’esterno per farci riconoscere come parte di un sistema. Per coloro i quali sono raggiunti da questo interrogativo inizia il processo di individuazione, che si incardina proprio sulla percezione graduale, ma ineluttabile, della maschera-personalita’ come nulla più di un paramento di scena utile per portarsi nel mondo. Interessante che in molte culture la maschera sia associata al processo del morire (vedi maschere funerarie usate a tutte le latitudini e quelle proprie dei riti misterici, tra cui i più noti sono quelli dell’antica Grecia). Nel momento in cui ci si rende conto che quello che pensavamo di essere è solo un artefatto frutto dei processi di identificazione/proiezione che si sono susseguiti nelle diverse fasi della vita, l’esperienza che si prova è, infatti, quella di uno smarrimento profondo che apre ad una crisi del senso di sé. La conseguenza a questo momento di verità, che Dante ha ben descritto nel prologo della sua Commedia (nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita) può essere la spasmodica ricerca di ulteriori continue conferme, oppure l’attivarsi di un processo di rinascita nello spazio del Sé.
Presupposti per il buon esito di questa crisi “iniziatica” sono la presenza di una struttura di base integra chiamata “continuità dell’essere” e la scelta di andare oltre al noto e al conosciuto.
All’interno del percorso psicoanalitico viene individuata la necessità di accompagnare la costruzione, rielaborazione, disidentificazione dalla maschera come fasi successive di un processo che non può né saltare, né anticipare tappa alcuna, pena il creare false ideologie di sé e della propria maturità interiore, più insidiose ancora degli ovvi condizionamenti sociali ai quali siamo soggetti tutti.
A livello tecnico, l’età biografica del paziente, il suo contesto sociale, la sua motivazione, le sue inclinazioni interiori ci aiuteranno a capire dove fermarci; una personalità armonica e ben integrata può essere, infatti, un raggiungimento di grande valore, anche senza varcare i confini dell’ignoto. Offrirsi a tale rischio è una chiamata che potrà venire sostenuta solo ricordando che, da quel momento in poi, il paziente sarà chiamato a porre in analisi tutta la sua buona volontà, il suo impegno e la sua determinazione, al netto delle speranze illusorie circa la possibilità di soddisfare in pieno i bisogni della sua parte infantile. Abitare la mancanza, sostenere la tensione dell’incertezza, accettare i limiti del proprio corpo sono il viatico per questa avventura che ha grandi costi, ma che puo’, altresì, senza dubbio vivificare la seconda parte della nostra vita, accendendo il vero fuoco della passione, ovvero quello del sé alla scoperta di Sé, oltre ai vincoli di forma della normopatia.