Rubrica a cura di Ivan Gualco
Ricerca empirica e psicoanalisi, l’esigenza di un confronto continuo.
Con ricerca empirica possiamo fare riferimento a più ambiti: quello della verifica empirica delleipotesi psicoanalitiche, quello della verifica empirica dell’efficacia dei trattamenti psicoanalitici, e quello dei risultati di discipline vicine alla psicoanalisi, come le neuroscienze, la psicologia dello sviluppo e la psicoterapia.
Per la psicoanalisi è necessario, per potersi presentare come una terapia, e non solo un’esperienza relazionale accessibile a pochi, che abbia e presenti alla società prove solide di ricerca sulla sua efficacia nella cura di condizioni codificate come disturbi mentali da manuali diagnostici riconosciuti dalla comunità internazionale.
Anche da un punto di vista politico è necessario che la psicoanalisi non si sottragga alla possibilità di verifica, attraverso la ricerca, per non scomparire dal servizio sanitario; pensiamo alle psicoterapia orientate in senso psicodinamico ampiamente erogate dal sistema.
Non tutti i clinici devono fare ricerca, per quanto la cosa sarebbe auspicabile, mentre per fare buona ricerca in ambito psicoanalitico è necessario essere anche dei clinici, così da non lanciarsi in progetti su ipotesi improbabili o variabili di scarsa rilevanza nel mondo reale. Penso però che un clinico debba conoscere, e saper leggere in modo critico, i contributi di ricerca, sviluppando qualche competenza nella comprensione dei loro dettagli metodologici e statistici.
In ambito scientifico, infatti, non si chiede fiducia cieca, ma analisi critica dei dati.
La clinica è l’ambito principale per generare delle ipotesi e il vaglio della rilevanza nella realtà dei risultati delle ricerche empiriche.