Sartre e gli Stravaganti Amori delle Cimici.
Divertimento e variazioni sui temi sessualità, psicosomatica, psicoanalisi
di Laura Grignola
“In alcune cimici il seme del maschio passa attraverso un circuito complesso e isolato senza servirsi delle vie predisposte dall’anatomia nell’organismo femminile. Queste abitudini sessuali aberranti hanno prodotto eccezionali trasformazioni morfologiche che aprono agli scienziati un vasto campo di ricerca ull’evoluzione”
(Pierre De Latil)
Premessa
“L’uomo, si dice, è un essere sessuale, perché ha un sesso. E se fosse l’inverso? Se il sesso non fosse che lo strumento e quasi l’immagine di una sessualità fondamentale? Se l’uomo avesse il sesso solo perché originariamente e fondamentale un essere sessuale, in quanto essere che esiste nel mondo in rapporto con altri uomini?” Questo scrive Sartre a pagina 469 del suo saggio “L’essere e il Nulla”. Vorrei utilizzare Sartre per queste “variazioni” sul tema della relazione mente-corpo. Vorrei cioè utilizzare la sessualità quale paradigma della correlazione psicofisica e prendere spunto dalle considerazioni sartriane sulla sessualità, passando poi attraverso le osservazioni di un entomologo, non solo per dimostrare l’ovvia correlazione esistente tra la mente e il corpo ma, spingendomi molto oltre, per ipotizzare l’estrema plasticità e duttilità dell’organismo non solo a livello della funzione ma anche a livello della sua costituzione anatomica che viene “ontologizzata” al massimo grado; più ancora del sintomo, della disfunzione e dell’eventuale danno anatomopatologico conseguente. In tale concettualizzazione che definisco ontologica la costituzione anatomica legata alla sessualità rischia di indurre al travisamento e al misconoscimento della valenza comunicazionale che le è propria e porta ad un riduzionismo che non rende certo giustizia della complessità e profondità psicologica di tale esperienza. Nell’ambito di un discorso di psicosomatica e da una prospettiva disfunzionale e patologica possiamo dire che un conflitto psicoaffettivo che si genera proprio nel punto di intersezione della propria storia personale con un determinato contesto ambientale, così come giunge ad influenzare la funzionalità organica generale, può interferire anche con quella sessuale. La psicoanalisi considera il disturbo psicosomatico o la disfunzione sessuale alla stessa stregua di un sintomo psichico, cioè un epifenomeno di una situazione di conflittualità interiore andata determinandosi in epoca infantile nel corso dell’acquisizione del proprio stile esperienziale –di decodificazione e di risposta- cioè allorché il soggetto era totalmente immerso nella propria, peculiare, triangolazione edipica. Prima di spostarmi –procedendo dalla provocazione sartriana- su di un piano filogenetico per ipotizzare una struttura anatomica che si vada forgiando in uno spazio di bisogno psicologico, di desiderio (magari inconscio e quindi ancor più determinante), potrebbe essere interessante vedere per sommi capi come si pone la psicoanalisi rispetto al problema della concomitanza psicofisica e rispetto al significato da annettere alla sessualità e al desiderio sessuale. Inutile dire che è il modello della cultura occidentale a riproporci sempre la separazione tra processi psichici e processi fisici e che è proprio da questa separazione netta che deriva poi la necessità di mettere in relazione strettamente causale questi due aspetti dell’esistenza. Del resto è proprio la ricerca di tali correlazioni e l’avallo dato al criterio di causa- effetto ad aver tolto credibilità all’approccio psicosomatico. Non è infatti possibile mettere in relazione tout-court tratti specifici della personalità con determina affezioni organiche in quanto la risposta somatica ad un certo vissuto è sempre relativa alla storia psicofisica (varia quindi da individuo ad individuo) ed è inconscia quanto lo sono i sintomi puramente psicologici. Ma questa mancanza di correlazione puntuale non deve certo suggerirci semplicisticamente un ‘autonomia dei processi biochimici e biofisici rispetto ai vissuti emotivi. La psicoanalisi di concerto con la neurofisiologia e la neuropsicologia,introduce concetti come quello di “simultaneità psicofisica”, cioè di concomitanza più che di causalità. In altre parole, l’esperienza affettiva è inscindibilmente anche un fenomeno fisico. Quello fisico e quello psichico sono due momenti separati solo per la nostra esperienza cosciente. Secondo la psicoanalisi, dunque, nella situazione psicosomatica il soggetto proietta il suo mondo interiore, fantasmatico, sul proprio corpo, scegliendolo quale luogo di rappresentazione del proprio conflitto. Tutto questo comporterà, cioè difficoltà a distinguere tra stati d’animo riferiti ad eventi e persone della realtà, ed emozioni primitive, cenestesiche.
Sartre e la sessualità
Nel discorso citato all’inizio, Sartre sta parlando del desiderio sessuale quale tentativo originario di impossessarsi della soggettività libera dell’altro attraverso quella che lui chiama “la sua oggettività- per- me”. Il desiderio sessuale –dice Sartre- è un fenomeno che è ordinariamente classificato fra le “reazioni psicofisiologiche”. “Per la maggior parte degli psicologi, infatti, come fatto di coscienza, è in diretto collegamento con la natura dei nostri organi sessuali e si può comprendere solo con uno studio approfondito di questi ultimi. Ma come le strutture differenziate del corpo (mammifero, viviparo, etc) e, perciò la struttura particolare del sesso (utero, trombe, ovaie, ecc.) appartengono al dominio della contingenza assoluta e non dipendono affatto dall’ontologia della “coscienza” o del “Dasein”, sembra che sia la stessa cosa per il desiderio sessuale. Come gli organi sessuali sono una forma contingente e particolare del nostro corpo, così il desiderio che vi corrisponde sarebbe un modo contingente della nostra vita psichica, cioè non potrebbe essere descritto che nell’ambito di una psicologia empirica basata sulla biologia. Questo è reso evidente dal nome istinto sessuale che si dà al desiderio e da tutte le strutture psichiche in rapporto ad esso.Il termine di istinto qualifica sempre, infatti, delle forme contingenti della vita psichica che hanno il duplice carattere di essere coestensive a tutta la durata di questa vita –o in ogni caso, di non derivare dalla nostra “storia”- e di non poter, con ciò, essere dedotte dall’essenza dello psichico….”.Eppure possiamo dire che “la sessualità infantile precede la maturazione fisiologica degli organi sessuali; gli eunuchi non perdono il desiderio. E neanche la maggior parte dei vecchi. Il fatto di poter disporre di un organo sessuale atto a fecondare e a procurare non rappresenta che una fase ed un aspetto della nostra vita sessuale. C’è un modo di sessualità “con possibilità di soddisfazione”….Ma ci sono altri modi di sessualità del tipo dell’insoddisfazione….E in questo senso la sessualità compare con la nascita e scompare con la morte. D’altra parte, né la turgescenza del pene, né alcun altro fenomeno fisiologico possono spiegae o provocare il desiderio sessuale – più di quanto la vaso-costrizione o la dilatazione della pupilla (né la semplice coscienza di queste modificazioni fisiologiche) possano spiegare o provocare la paura…Il problema fondamentale della sessualità, può essere quindi così formulato: la sessualità è un accidente contingente legato alla nostra natura fisiologica o una struttura necessaria dell’essere –per –sè –per – altri?”.
Gli stravaganti amori delle cimici
(di Pierre de Latil da “Sciences & Avenir”, Anno XXII- N.11 Novembre 1981)
Ecco l’esempio tratto dalle scienze naturali che mette in discussione l’abituale codificazione dei meccanismi evolutivi e che giunge addirittura ad intaccare la stabilità del dogma che separa sempre i caratteri innati da quelli acquisiti e che tende a negare la possibilità dell’eredità di caratteri acquisiti. L’articolo inizia in modo accattivante e persuasivo: “Ordine degli Eterotteri, insetti del sueorordine degli Emitteri. Lettori, non fuggite per favore, senza dubbio è quì che troviamo i meccanismi anatomici e fisiologici più sorprendenti di tutta la vita animale. Meccanismi inaspettati, incomprensibili,che coinvolgono profondamente alcuni problemi che le teorie dell’evoluzione lasciano altrimenti insoluti”. Gli Eterottori (così chaimati perchè hanno ali eterogenee e alcuni generi sono quasi atteri e le ali sono trasformate in scaglie) costituiscono un ordine particolarmente vasto –circa 30.000 Motivo di particolare interesse scientifico è il fatto che certe specie “sono state oggetto di eccezionali trasformazioni in rapporto ad abitudini sessuali aberranti cui è stata data la denominazione scientifica di Inseminazione Extragenitale Traumatica. abbreviato in IET. I primi studi sulle cimici risalgono al 1897 (l’italiano Ribaga studiava le cimici dei letti) e proseguono da parte di vari studiosi con osservazioni sempre più dettagliate. Infine, dopo l’ultima guerra mondiale, sarà “…un giovane assistente al laboratorio di entomologia, del Museo di Storia Naturale di Parigi, Jacques Carayon, che farà fare progressi decisivi allo studio dell’inseminazione traumatica…continuerà le indagini su questo tema che lo porterà alla cattedra di entomologia del Museo”. In altre parole, studiando in maniera compartiva i numerosi rappresentanti delle famiglie di eterotteri a IET si sono potuti scoprire tutti gli stadi dell’evoluzione di questa trasformazione morfologica, osservandoli tutti contemporaneamente invece che nel corso di millenni, come accade di solito. E questo fatto costituisce evidentemente un evento assolutamente eccezionale. Ma cosa si intende per Inseminazione Extragenitale Traumatica? Vediamo di seguire anche noi.per sommi capi,i vari stadi evolutivi di questa trasformazione morfologica relativa alle modalità di inseminazione, appunto, che porteranno il maschio a ricercare una nuova strada extravaginale, tutt’altro che conveniente alla riproduzione rispetto alle normali leggi evolutive, e che comportano nella femmina una adattamento particolarmente laborioso e complesso. In parole molto povere questo modo alternativo di inseminazione consiste nella perforazione da parte del maschio, nei primi stadi evolutivi, della parete vaginale della femmina e, in seguito,dell’addome della femmina (cioè una zona extragenitale) e in una iniezione di sperma che giungerà all’ovario addirittura per via ematica. Le modalità di questa singolare inseminazione, pur variando a seconda dei gruppi, sono però costanti in ciascuna specie e una peculiarità è ad esempio l’incredibile aumento della quantità di sperma prodotto che equivarrebbe nell’essere umano ad una eiaculazione da 10 a 15 litri! Questa iperproduzione si spiega naturalmente col fatto che il “nuovo” sistema ha una resa inferiore rispetto al sistema classico e non garantisce un facile percorso al seme per giungere all’oocita. Il processo è infatti “assai indiretto e a debole rendimento. E non possiamo affatto giustificarne la necessità e neppure l’interesse. Gli spermatozoi, in grado di rimanere vivi e mobili per mesi nel sangue delle femmine, finiscono per essere attratti dall’ovario. Si ammassano intorno ad esso e ne attraversano la parete per fecondare gli oociti. Tutto ciò presuppone per questi insetti delle proprietà fisiologiche sorprendenti e un’attrezzatrua enzimatica particoalre che permette agli speramtozoi di sussistere nel sangue e di attraversare dei tessuti molto vari, perfino degli spessi starti cuticola”. Ciò che abbiamo detto finora non riguarda che uno stadio ancora iniziale di un processo che presenta degli ulteriori sorprendenti sviluppi. In queste situazioni descritte la copulazione, pur essendo “chirurgica” è comunque vaginale. In altri gruppi di cimici troviamo casi ancor più straordinari in cui l’inseminazione traumatica non è più vaginale ma tegumentaria, cioè i maschi non usano mai “l’orifizio genitale delle femmine, ma perforano la parete dell’addome in punti costanti per una determinata specie, che possono pur variare parecchio da una specie all’altra”. Nei casi più primitivi di questo tipo di accoppiamento, le femmine non presentano alcun segno particolare nel posto in cui vengono pèeforate dalmaschio, ma solo dele macchie brunastre, cioè le cicatrici conseguenti all’accoppiamento stesso. Ad altri livelli evolutivi del fenomeno, le femmine presentano, precedentemente ad ogni rapporto,un indurimento cutaneo sull’addome di colore brunastro, che assomiglia in tutto e per tutto ad una cicatrice e corrisponde perfettamente al punto in cui verrà perforata dal maschio durante l’accoppiamento. Inoltre troviamo, “sotto il tegumento Perché tante complicazioni? “Per ora è impossibile rispondere. Non si può nemmeno azzardare un’ipotesi che si accordi poco o tanto con le attuali teorie dell’evoluzione mediante la selezione naturale di mutazioni che avvengono per caso….Una selezione potente si spiegherebbe se l’inseminazione traumatica offrisse alle specie che la praticano notevoli vantaggi in rapporto alle specie che conservano una inseminazione normale….Ma le specie ad inseminazione traumatica anche assai evolute non sono mai più feconde né più abbondanti né più diffuse delle altre. Si intuisce che gli eccentrici amori delle cimici dei letti, e dei loro parenti, comprese le metamorfosi anatomiche subite dalle loro diverse specie, danno vita ad un campo appassionato di ricerche sull’evoluzione. Si apre così una speranza di svelare i misteri delle mutazioni biologiche, forse proprio grazie a questo materiale vivente. Le cimici diventeranno animali da laboratorio?”.
Tirando le somme tra scienza, fantasia e psicoanalisi
Tirando le somme tra scienza, fantasia e psicoanalisi come potremmo far intersecare tra loro queste tematiche della scienza, della filosofia esistenziale, della psicosomatica, della psicoanalisi con il problema dell’Inseminazione Extragenitale Traumatica? Intanto potremmo incominciare con il rilevare che sia Sartre che le scienze psicologiche hanno il comune obiettivo di contrastare l’assunto che il desiderio sessuale stia negli organi sessuali e sia da essi determinato. Di contrastare, cioè, il luogo comune di considerare la sessualità semplicemente una funzione fisiologica che l’essere umano ha bisogno di espletare e magari con una certa regolarità e frequenza….. Non intendo certo in questa sede parlare dell’interpretazione psicoanalitica della sessualità. Questo tema ci porterebbe direttamente nel cuore della teorizzazione psicoanalitica con tutte le complessità che rendono queste teorizzazioni fortemente specialistiche. Ciò su cui vorrei porre l’accento è solo il problema –che come dicevo prima fa parte della mentalità comune- del piacere sessuale visto come “costrutto mentale”. Scrive Imbasciati (un autore che ci offre una sintesi della ricerca psicoanalitica attuale confrontata con i risultati degli studi delle neuroscienze), che non esistono zone cerebrali specifiche deputate a recepire le sensazioni sessuali come ne esistono per gli organi di senso (vista, odorato, tatto, ecc.). Un vero e proprio supporto fisiologico dunque non esiste. Esiste se mai una predisposizione culturale, continua Imbasciati, a vivere la sessualità come accadente negli organi. Questo può infatti deresponsabilizzare il soggetto, colpevolizzato da una sessualità che è comunque, al Ma torniamo ad Imbasciati: “….l’elemento indispensabile per il raggiungimento del piacere sessuale è dato dalle fantasie….[per la maggior parte inconsce]. Il piacere sessuale, che quel vissuto cosciente conferisce il carattere “sessuale” ad un’esperienza, va considerato del tutto alla stregua di altri eventi mentali, quello costituito dal piacere sessuale è formato da una gran quantità di processi mentali inconsci, di cui solo una piccola parte emerge alla consapevolezza, come piacere, appunto. Vi possono essere eventi sessuali del tutto inconsapevoli….” Provocatoriamente: siamo dunque sicuri che la nostra sessualità la esprimiamo proprio quando siamo in un contesto sessuale, durante un rapporto sessuale e non piuttosto quando stiamo litigando con nostra madre, ad esempio?! Oppure quando discutiamo di calcio con gli amici?! Le convenzioni sociali, gli usi, i costumi,le convinzioni scientifiche, il timore della disapprovazione sociale, ecc, contribuiscono ampiamente a mantenere non coscienti molte esperienze interiori profonde e determinanti. Quindi anche a livello scientifico ci imbattiamo in questa necessità (psicologica e deresponsabilizzante) di trovare una causa organica della fisiologia sessuale e del disturbo sessuale “come se desse fastidio accettare che la spiegazione è nell’ordine dello psicologico e nella medesima soggettività, e non nell’ordine, alieno, degli organi. E’ indubbio quindi che esistono notevoli resistenze, non solo nella mentalità comune, ma anche negli scienziati che, in certa misura, deviano su false strade: questo è un esempio di come il funzionamento mentale, anche quello degli scienziati, possa essere profondamente influenzato da cause che non appartengono all’ordine intellettuale, ma che sono piuttosto di carattere affettivo- emotivo” (Imbasciati). L’articolo sulle cimici ci mostra in atto, in natura, delle mutazioni morfologiche sor- prendenti; ci mostra come l’organismo del maschio e della femmina possa modificarsi e adattarsi reciprocamente e a quale livello di perfezione e complessità. E questo avalla in un certo senso il discorso ipotetico di Sartre per cui l’uomo e la donna possono essere conformati in un certo modo non casualmente. Perché nelle cimici questo bisogno di perforare ad ogni costo? Chi abbia familiarità con il discorso psicoanalitico kleiniano e post- kleianiano non può fare a meno di pensare al problema delle confusioni zonali che caratterizzano l’esperienza primitiva del bambino che esperisce il mondo attraverso le proprie funzioni corporee e confonde, anche per l’immaturità del sistema nervoso, una zona corporea con un’altra nell’ambito della percezione propiocettiva. Come non pensare alla modalità orale delle cimici e al fatto che si nutrono di sangue e di linfa perforando e succhiando? Che il motivo di tutte queste complicate mutazioni possa essere di carattere “psicologico” (si fa per dire) e derivare da una sorta di confusione tra la zona orale e quella genitale? Comunque sia la verifica della complessità di queste mutazioni –che giungono praticamente a ricreare ex-novo le vie di inseminazione, attraverso passaggi impensabili, particolarmente ardui e che non preludono ad alcuna “facilitazione” procreativa e di sopravvivenza per la specie- ci trasporta immediatamente nell’ambito d’un discorso psicomatico. Tutto questo costituisce un’elucubrazione fantascientifica? Queste considerazioni sono la risultante dei problemi e delle confusioni zonali dell’autore che si è lasciato affascinare dal mondo delle cimici? Chissà! Sempre un po’ provocatoriamente vorrei concludere questo mio percorso liberamente associativo rimanendo in linea con lo stile inaugurato dalle cimici il cui motto potrebbe essere appunto “Perforare sempre, ad ogni costo!”. Vorrei cioè citare un passo estrapolato dal “Trattato sull’esperienza in generale e in particolare sull’arte del guarire” del 1774 di Zimmermann, passo che potrebbe essere ancora oggi rappresentativo di molti atteggiamenti medico-scientifici: “L’autore della natura ha fissato il corso della maggior parte delle malattie con leggi immutabili che si scoprono ben presto, se il decorso della malattia non viene interrotto o turbato dal malato”.