commento di Floriana Betta
fonte Il Secolo XIX
La notizia
“Townshend a casa. Arresti vip in arrivo” di C. Di Clemente
“Il Giorno” del 15 gennaio 2003
“Il sogno infranto del piccolo Kris pestato perché ama la danza” di P. Filo della Torre
“La Repubblica” del 9 gennaio 2003
Il commento
Questi due articoli riguardano due episodi direi violenti e dolorosi insieme. Due fatti che sono accaduti a Londra, per me città di vita e di civiltà, nei miei mitici ricordi giovanili, quando Londra era i Beatles e la Tavistock Clinic : quando, nei lontanissimi anni settanta, quelli dei Who, e dell’isola di Wight, sono andata a lavorare, come ragazza alla pari, dalla cattolicissima e violentissima Trento – parlo di una violenza di tradizione asburgico guelfa, beninteso -.
Londra era il posto dove si poteva girare liberi la notte, senza pericolo, dove potevi incontrare i Pink Floyd al pub , dove le donne, anche quelle perbene e anziane fumavano per strada, dove si faceva educatamente la coda al bus, dove i gay giravano – allora – mano nella mano a fare shopping, dove chiunque poteva avere assistenza sanitaria gratuita e rispettosa, e al paziente mi insegnarono a rivolgermi con gentilezza e curiosità.
Peter Townshend, dei Who, arrestato e rilasciato su cauzione, per una faccenda di porno produzione di materiale pedo pornografico. E’ già stato organizzato un nuovo vocabolo composto per circoscrivere l’orrore.
Come non ricordarmi di Peter Townshend, il chitarrista dei Who, con quegli accordi strippati,con la chitarra sonata in ginocchio, quasi rantolando per terra, e come non ricordarmi di quel film, “Tommy” dell’altro poeta maledetto, Ken Russel, quel film, in cui recitava Townshend, e che narrava,un po’ritrasformata , appunto, la storia della sua infanzia.? “Tommy” è un film opera rock che parla di sevizie subite da un ragazzino da parte di tutti:, dal padre violento, da uno zio, un cugino di poco più grande, tra L.S.D. e alcool.. S evizie e torture e abuso, un abuso di tutti su tutto, dalla disgregazione sociale abusante alla violenza sessuale specifica. Nel film, il mondo, ben lungi dall’esser salvato dai ragazzini, dà comunque la possibilità al piccolo Tommy, alias Pete, di togliersene fuori con successo, quando si vendica di tutti gli adulti diventando campione, mi pare, di flipper.
L’altro articolo riguarda un altro ragazzino, Kris King, dodici anni, ballerino prodigio, che, sulla trama di un altro film, ” Billy Elliott “, cerca con disciplina, fatica ma anche entusiasmo e determinazione, di inseguire un suo ideale: diventare ballerino come Nurejiev. Già a dodici anni, ha ballato in teatro a Londra in alcune opere di balletto. Ma… alcuni compagni, prima lo infastidiscono con prese in giro, con sbeffeggiamenti umilianti, emarginandolo dai giochi e dalla compagnia. Poi succedono episodi di spintonamento e di minaccia tali da indurre i genitori a protestare per attirare l’attenzione degli insegnanti su quello che già diventa un problema.
Poi non basta più schernirlo a ” femminuccia e frocetto ” e dargli qualche spintone in cortile.
Lo aspettano in piccolo gruppo, lo insultano, lo pestano a sangue e gli fratturano deliberatamente un piede. Kris, tra un mese di gesso potrà camminare, potrà farsi operare a pubertà finita, ma certamente non potrà più danzare a livello di ballerino.
L’articolo parla dell’invidia. Certamente c’è questo sentimento spogliante ed omogeneizzante dietro questa violenza. Ma non mi risulta che mai un ragazzo sia stato pestato perché bravissimo in matematica o perché ha partecipato con successo allo Zecchino d’oro.
Mi pare che sia determinante, in entrambi gli episodi, un qualche riferimento specifico a delle difficoltà verso la sessualità, verso l’omosessualità . La violenza che ne scaturisce mi pare diventare un sentimento di copertura di queste difficoltà.
Sia nell’episodio di Pete Townshend, che in quello di Kris trapela l’intolleranza che porta poi a quella forma di aggressività riassumibile sotto la legge ” controllare o essere controllati “. Il piccolo Tommy torturato e controllato in un dominio totale dagli adulti, diviene il divo cinquantasettenne, pedofilo torturatore, controllato e passivizzato allora, che ribalta la situazione adesso.
Non è solo invidia quello che muove i giovani torturatori del ballerino Kris. Nel momento in cui lo insultano a ” femminuccia e frocetto ” ne vogliono controllare la sua specifica spontaneità creativa, e fanno trapelare l’intolleranza violenta verso una specifica diversità e una specifica differenziazione dell’altro, e il rifiuto di quelle vie di interazione e di mediazione – dette dialogo – che solitamente permettono di modulare l’aggressività.
In entrambi i casi, esplicitamente per Townshend, più implicitamente nell’altro, l’aggressività si colora di una componente difensiva, che tenderebbe a dare l’illusione di un reimpasto accettabile della distruttività controllante agli occhi del soggetto: quello della sessualità.
L’eccitamento sessuale, ripeto, più o meno esplicito, dovrebbe permettere ai violentatori di scotomizzare l’aspetto sadico e distruttivo di quello che sta accadendo, e che viene razionalizzato, da parte di tutti, del chitarrista e dei teppisti, come istanza moralizzatrice!
E’ curioso, infatti, che, tra le mille autogiustificazioni per scagionarsi dalla accusa di pedofilia, Townshend abbia accampato la scusa e il cavillo legale gliela ha sostenuta, di essere in possesso di materiale pornografico hard riguardo a bambini, a scopo di raccogliere materiale scientifico sul problema dell’abuso infantile, per motivi autobiografici.
I teppisti, da parte loro, volevano dare una lezione alla ” femminuccia frocetto ” perché si normalizzasse a banale adolescente senza troppi strani grilli per la testa se non gli usuali hobby – tra cui l’auterotismo pornografico e il football sono i più consentiti, altro che la danza ! -.
Se mi si consente una battutaccia, qui bisogna dar ragione al caro/odioso Mario Mieli che chiamava, nei suoi scritti, gli eterosessuali ” le criptochecche ” !, per quanto, ripeto, odioso, nel suo voler tirar l’acqua al suo mulino, ma.. almeno lascia tutti divertiti e l’aspetto controllante della sua aggressività lascia le criptochecche coi piedi sani.!!
A.H. Williams, uno psicoanalista inglese che è tra i pochi ad essersi occupato di quella categoria di pazienti tanto poco presenti nella stanza d’analisi, i delinquenti, nel libro ” Nevrosi e Delinquenza” ( Borla ed. 1983), scrive: “Un certo tipo di crudeltà è quello legato al rivivere, con un ruolo invertito rispetto all’originale, un trauma infantile… In questi casi si possono rintracciare episodi infantili, singolari o ripetuti, caratterizzati da uno stato di impotenza del bambino costretto a soffrire senza potersi ribellare. Sembra che la sofferenza venga internalizzata, scissa e quindi riposta in un recesso mentale. Se, per particolari circostanze è ” smossa “, tutta la tragedia, capovolta, viene rappresentata nel mondo esterno.”
Al bambino Pete/ ” Tommy”, martirizzato e sessualmente abusato, non è stato sufficiente crescere, avere successo. Affermazione, denaro, una vita sessuale ed affettiva familiare serena ( è sposato, padre di due figli ), non sono bastate. Non sono bastate, quindi, le realizzazioni sul piano narcisistico ed affettivo per poter bonificare quel senso di sofferenza, frustrazione e rabbia distruttiva sperimentato nell’impotenza e passività a sfondo omosessuale vissuta da bambino.
Forse circostanze abbastanza fisiologiche attuali, quali l’invecchiare o il dover solo più consolidare il successo e non poterlo rincorrere ancora, hanno fatto da elemento scatenante per l’emergere della crudeltà sotto forma di pedofilia.
Ai ragazzini del college – tra parentesi, tutti ragazzi di ” buona famiglia”, studenti di un college esclusivo e costoso, quindi non facenti parte di quella galassia nebulosa dei disastrati sociali, che tende a mettere con la coscienza tranquilla intorno ad una diversa radice di appartenenza la borghesia cui apparteniamo -, ai ragazzini del college , analogamente, seppure su un altro piano ancora, non è bastata l’istruzione scolastica, intesa come possibilità di avere davanti un futuro, per tollerare di esser messi in uno stato di relativa difficoltà dal compagno prodigioso.
Non hanno potuto tollerare di stare in uno stato di spettatori del successo e della differenziazione altrui. Già nella coazione a doverlo prendere in giro e umiliarlo a ” femminuccia frocetto ” sta un aspetto di sintomo di una difficoltà. Sintomo di una grave intolleranza per la supposta debolezza e sensibilità di un compagno ” colpevole ” solo di non essere omogeneizzato con le caratteristiche con cui si esprime -per l’adolescente in media e per il razzismo sessuale sociale- la mascolinità.
L’esser stati messi nella necessità di sentire, attraverso la bravura e la sensibilità del compagno, qualche inconscia emozione, l’esser stati messi in contatto con un magma di sentimenti ambivalenti, confusi, interni a loro, intorno alla differenziazione sessuale, penso abbia scatenato un’angoscia e sentimenti di pena intollerabili che hanno agito, in modo distruttivo, capovolti in crudeltà.
Quella crudeltà e criminosità che deriva dalla presenza nel proprio mondo interno di oggetti crudeli introiettati attraverso dolorosissime esperienze infantili – nel caso di Townshend – e quella crudeltà che viene scatenata dall’entrare in contatto con qualcosa di desiderabile ma che appartiene ad altri: Se questo qualcosa è solo un attributo desiderabile, la crudeltà delinquenziale può limitarsi alla depredazione. Se, invece, è tutto un insieme che viene a mettere in crisi la struttura interna stessa del soggetto le cose vanno diversamente e si declinano in modo sempre più pericoloso e distruttivo. E’ pensabile che la fisiologica bisessualità e l’emotività ad essa connessa nel periodo della adolescenza e della possibilità, per dei ragazzini, di trarne o meno dei vantaggi per la crescita emotiva, possa aver fatto crescere a dismisura nei compagni di Kris dei sentimenti primitivi intorno all’incapacità di tolleranza degli altri come persone dotate di una loro individualità, che, nei casi migliori, suscita un senso di curiosità e di bellezza, in quelli distruttivi, un bisogno primitivo di togliere di mezzo la differenza che disturba e che fa soffrire, a qualunque prezzo e con qualunque tipo di giustificazione. In questo caso, mentre Kris ha saputo elaborare gli aspetti disturbanti dell’ambivalenza che scaturiscono dalla bisessualità umana,, anzi, addirittura arricchendosene sotto forma di ” grazia “, gli altri ne vivono, probabilmente, solo gli aspetti disturbanti, confusivi e devono scinderla nettamente, in una sorta di opposizione: si è solo maschi o solo femmine: Ogni zona più sfumata diviene pozzo di angoscia e va espulsa ed evacuata.
Anzi, così come è talvolta decisivo, per il criminale aggressivo, il provare pena per l’oggetto dei suoi attacchi, decisivo nel senso che il sentimento di pena si aggiunge alla rabbia distruttive e crea un ulteriore fardello per l’aggressore, il quale, per liberarsene, ben lungi dall’essere ammorbidito, decide di eliminare, con l’uccidere, con lo scagliar via dai suoi occhi, l’oggetto che, procurandogli pena, lo fa sentire ancora più sofferente ed incapace, analogamente, il fatto che il piccolo Kris abbia fatto sentire dell’ammirazione ai compagni, deve aver scatenato in loro ancora più intolleranza per i propri sentimenti ambivalenti di fronte alla sessualità e alla differenziazione.
Distruggendogli il piede, lo strumento della sua “grazia”, ne hanno punito ed eliminato il mezzo con cui Kris dava loro emozioni di disturbo.
Il compagno ballerino non viveva, evidentemente, la sua parte femminile come una orrenda debolezza di ostacolo alla realizzazione della sua mascolinità. Sublimata a sensibilità e bellezza, questa parte femminile gli dava gioia e, per di più, possibilità di emanciparsi dagli adulti, di individuarsi in un modo che oltretutto gli dava successo ed approvazione da parte degli adulti.
Tutto questo deve aver scatenato invidia ma anche qualcosa di più primitivo: quell’ansia persecutoria intollerabile che deve essere assolutamente evacuata prima che si rivolti contro il sé, portando al suicidio.
Eliminando il piede del danzatore, eliminando la danza come piacere ed espressione creativa della sessualità sublimata, i ragazzini hanno tentato di eliminare il contatto con quelle fantasie bisessuali omosessuali che rischiavano, unite ad un vissuto di inadeguatezza e di confusione e di difficoltà nel lavoro di individuazione/ separazione, rischiavano di diventare una minaccia per il sé.
Creando, come Townshend, un’autogiustificazione alla crudeltà, una razionalizzazione moralizzatrice o normalizzante, hanno colorato la crudeltà distruttiva di uno scopo, diciamo, ” pedagogico ” e correttivo.
In queste situazioni, sia nella pedofilia che nell’aggressività, tutto quanto produce dolore psichico – la pena, nel caso di Townshend, l’ammirazione e la bisessualità nel caso dei ragazzini, non è vissuto come qualcosa che rende tristi ed angosciati, ma come qualcosa che scatena collera e che va evacuato, o liberandosene col capovolgimento della situazione, o coll’eliminazione fisica del problema e lo scopo di liberarsi è raggiunto con tanta determinazione quanta è la sofferenza mentale che c’è dietro.
A questo punto, crollano i miti.
E si rende sempre più necessario quell’umile e paziente lavoro che consiste nel cercare di stare dentro le situazioni emotive, anche se questo ci fa sentire sempre più incapaci e in difficoltà e senza avere, come l’eroe Tommy, una bacchetta magica che ci faccia vendicare di tutte le sofferenze e i torti e le difficoltà subite.
Forse la vita non è, come dice Shakespeare ” una favola senza senso, recitata da un’idiota”, forse è solo un realistico venire a patti col nostro narcisismo e col nostro dolore mentale.